Qui di seguito un estratto della Tesi di Carlo Nori elaborata in occasione del Corso di Mental Coaching, organizzato dalla Società Sportiva Bocconi Sport Team in collaborazione con i Docenti/Coach Amanda Gesualdi ed Alberto Biffi, presso l’Università Bocconi di Milano.

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… A differenza di quanto comunemente si possa pensare, il quoziente intellettivo di una persona non è l’unico fattore che ne determina il successo nella vita: esso è infatti condizionato dall’Intelligenza Emotiva, un termine che include l’autocontrollo, l’entusiasmo, la perseveranza e la capacità di auto-motivarsi. Il maggiore studioso a livello mondiale del funzionamento di questi meccanismi è lo statunitense Daniel Goleman che propone l’esempio di studenti che ottengono punteggi molto alti nei test per il quoziente intellettivo, ma non riescono a raggiungere ottimi risultati scolastici a causa della mancanza di intelligenza emotiva. La buona notizia è che è possibile migliorare la propria intelligenza emotiva! Essa possiede cinque aspetti fondamentali: la conoscenza delle proprie emozioni, il controllo delle emozioni, la motivazione di se stessi, il riconoscimento delle emozioni altrui, la gestione delle relazioni.

Il primo pilastro è la Conoscenza delle proprie Emozioni. Le emozioni hanno due aspetti fondamentali: da una parte i pensieri, le credenze e le attitudini che caratterizzano un determinato stato emozionale, dall’altra le reazioni del nostro corpo a una determinata emozione. Spesso essere coscienti delle proprie emozioni è sufficiente per riuscire a gestirle.

Il passo successivo è riuscire a controllarle in maniera adeguata. Daniel Goleman consiglia vari metodi con cui possiamo farlo, tra cui canalizzare le emozioni negative facendo qualcosa di positivo, evitare persone o situazioni che possano causare emozioni negative oppure percepire le emozioni come un osservatore invece di agire impulsivamente sotto il loro controllo. Nei suoi saggi, lo studioso sfata il mito dello sfogo: l’esplosione della rabbia, in realtà, non fa altro che alimentarla. Goleman consiglia quindi di calmarsi attraverso lo sport, poiché l’attività fisica riesce a cambiare completamente lo stato fisiologico del corpo (e distogliere i pensieri dal motivo della rabbia).

Un’altra caratteristica chiave dell’intelligenza emotiva è l’abilità di motivare se stessi e rimandare la gratificazione. È possibile migliorare queste capacità nello stesso modo in cui si fa crescere un muscolo: usandolo. Secondo Goleman, inoltre, la differenza più grande tra persone ottimiste e pessimiste risiede nel modo in cui i fallimenti vengono interpretati, ovvero nell’abilità di motivare se stessi a perseverare nonostante i fallimenti temporanei. Scrive infatti: “Gli ottimisti attribuiscono il fallimento a dettagli che possono essere modificati in modo da garantirsi buoni risultati nei futuri tentativi, mentre i pessimisti si assumono di persona la colpa dell’insuccesso attribuendolo ad aspetti o circostanze che essi non hanno la possibilità di modificare.”

Chi non è cosciente delle proprie sensazioni non sa nemmeno decifrare le infinite variazioni del tono di voce o delle espressioni del viso di una persona. Secondo gli studi ogni individuo nasce con una coscienza altruistica innata, ma ad un certo punto della crescita lo sviluppo dell’empatia inizia a differire da persona a persona: la causa è da trovare nel rapporto con i genitori e sul livello di importanza che danno, durante i rimproveri, al disagio che ha causato un particolare comportamento sbagliato. Per migliorare l’empatia il modo migliore è immedesimarsi con gli altri, cercando di vedere e percepire il mondo con gli occhi della persona con cui si sta interagendo (iniziando a chiedersi cosa sta pensando, provando, capendo, ecc.).

Il quinto pilastro è la gestione delle relazioni, ovvero essere in grado di comunicare efficacemente e saper gestire e influenzare le emozioni altrui (ciò si basa sui precedenti pilastri di autocontrollo ed empatia). Secondo Goleman, il saper influenzare positivamente le emozioni altrui è una caratteristica da leader: «In ogni interazione noi inviamo segnali emozionali che influenzano le persone con le quali ci troviamo. Quanto più siamo socialmente abili, tanto meglio riusciamo a controllare i segnali che emettiamo. L’intelligenza emotiva comporta la capacità di gestire questi scambi». Le persone capaci di aiutare le altre a gestire i propri sentimenti sono le persone alle quali gli altri si rivolgono nei momenti di maggior bisogno. Per riuscire ad ispirare gli altri ovviamente si deve essere capaci di dominare se stessi, sapendo gestire le proprie emozioni.

Nel contesto sportivo in particolare, la relazione con l’altro prevede l’utilizzo di tecniche adeguate combinate con le emozioni, che possano portare alla previsione delle reazioni dello sfidante. Lo psicologo statunitense John D. Mayer (2008) individua negli aspetti caratteristici dell’intelligenza emotiva una fortissima correlazione con gli sport da combattimento: la valutazione delle proprie emozioni, fondamentale nel regolare il livello di arousal dell’atleta (adrenalina, eccitazione); la comprensione delle emozioni altrui, necessaria per prevedere le reazioni e le azioni degli avversari; l’utilizzo e la gestione delle sensazioni per mascherare e fingere le proprie emozioni ed usarle a proprio vantaggio durante gli incontri; l’autoregolazione delle emozioni, per mantenere un appropriato livello di arousal e controllare la situazione. Con gli studi sui rapporti tra prestazioni sportive ed emozioni, esse non vengono più considerate singolarmente, ma identificate e valutate nella misura in cui possano essere funzionali, per un atleta, per il raggiungimento di migliori prestazioni.

L’intelligenza emotiva è diventata dunque fonte di interesse nel contesto degli sport da combattimento. In questa tipologia sportiva, infatti, le numerose e complesse informazioni devono essere processate in modo da generare risposte rapide e opportune sul piano del pensiero e del comportamento. “Il pugilato è uno sport mentale, se immaginate uno scontro per il titolo come una partita a scacchi sarete assai più vicini alla realtà che se lo paragonate ad una rissa in un vicolo.” (Schulberg)

Nella predisposizione delle emozioni un ruolo fondamentale è giocato dal livello di arousal, inteso come generale attivazione fisiologica e psicologica che varia da una profonda quiete ad uno stato di eccitazione. In ogni tipo di sport, in particolare in quelli da combattimento, l’arousal deve essere mantenuto ad un livello ottimale per permettere agli atleti di reagire velocemente agli attacchi, di bloccare o evitare l’assalto degli avversari. Negli sport da combattimento viene richiesto un alto livello di intelligenza emotiva per poter monitorare le proprie emozioni e valutare quelle dell’avversario. Da studi condotti da Lane (2002) e Devonport (2006) si può osservare come i pugili mostrino un incremento nell’intelligenza emotiva correlato agli anni di pratica. Il controllo delle proprie emozioni e di altre competenze dell’intelligenza emotiva, non si apprende solo attraverso gli anni di pratica dello sport, ma anche con l’utilizzo di specifiche strategie e mental skills: strategie di ricerca visiva, uso del self-talk, rilassamento, attenzione focalizzata, autoregolazione dell’arousal, goal setting e imagery.

Le caratteristiche psicologiche collegate al successo includono l’auto-efficacia e la motivazione. Queste skills sembrano essere presenti nei più forti campioni di tutte le discipline degli sport da combattimento. Le emozioni, dunque, che rappresentano una componente sostanziale in qualsiasi sport, negli sport da combattimento possono rappresentare un’ulteriore risorsa quando vengono utilizzate per autoregolare il proprio comportamento e il proprio livello di attivazione psicofisiologica. “È la ripetizione delle affermazioni che ti porta a crederci, e quella credenza si trasforma poi in una convinzione profonda, e le cose iniziano ad accadere.” (Muhammad Ali)

“Le persone competenti sul piano emozionale – quelle che sanno controllare i propri sentimenti, leggere quelli degli altri e trattarli efficacemente – si trovano avvantaggiate in tutti i campi della vita.” (Daniel Goleman)

Emozioni ed intelligenza emotiva occupano un ruolo centrale all’interno degli sport da combattimento e solo recentemente si riconosce l’importanza di una preparazione mentale oltre che fisica. Studi in corso di realizzazione sembrano concentrarsi non solo sulla preparazione mentale dell’atleta, ma anche su quella dei coach, se essi siano in grado e come, di riconoscere e valorizzare le capacità di intelligenza emotiva dei propri allievi. Non si può dimenticare che in questi sport a produrre un’enorme differenza siano la filosofia e i metodi di insegnamento dei maestri. Si è quindi rilevata l’importanza di preparare e accompagnare gli atleti a conoscere meglio sé stessi, di riconoscere ed adattare le emozioni alle prestazioni sportive e di utilizzare le strategie più adeguate per portarli verso il migliore rendimento. Alla luce di numerosi studi svolti negli ultimi anni è emerso che questi elementi si rivelano fondamentali non solo per perseguire buoni risultati in campo sportivo, ma soprattutto sono necessari per ottenere successo in ogni ambito della vita.

Carlo Nori, Mental Coach di Primo Livello – Presidente Valorimpresa Consulting S.R.L. – Member of the Council European Boxing Union – Presidente Lega Pro Boxe

carlo.nori@valoreta.it

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