Paola Marcon è docente di scuola secondaria, ricoprendo anche il ruolo di Responsabile dell’Orientamento e tutor dei docenti in anno di prova per il proprio istituto comprensivo. Laureata in Lettere (Dip. Di Linguistica) presso l’Università di Padova, da maggio 2022 è Mental Coach Pro. Le competenze sviluppate sia in ambiente scolastico che extra-scolastico le hanno permesso di diventare Responsabile dei rapporti con la Scuola e dei Campionati studenteschi per FISI – Comitato regionale Veneto; a fronte di questo incarico partecipa a gruppi di lavoro con Enti, Istituzioni e Associazioni per l’organizzazione di attività sportive e culturali destinate alla promozione dei valori dello sport, soprattutto in ambito giovanile.

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Per uno sportivo non esiste avvenimento più grande dell’Olimpiade; la sola parola ci riporta indietro nel tempo, in una classicità per certi versi mitica, richiama eventi storici di grande rilevanza, ci fa pensare a prestazioni eroiche o a record costruiti nel tempo con scientificità e determinazione. Già questa visione porta con sé la consapevolezza che i Giochi di Olimpia e il Mental Coaching sono profondamente legati, ma io ritengo che sia necessario andare oltre.

Oggi il nostro Paese si appresta a ospitare nuovamente un evento olimpico e paralimpico che deve essere un evento di tutti e deve portare valore aggiunto ai territori interessati in un’ottica di legacy. Si tratta di una grande sfida che, da Mental Coach, ho deciso di accettare nell’ambito che più mi è proprio, quello della scuola e soprattutto dell’Orientamento.

Per questo motivo ho partecipato alla realizzazione di una serie di eventi nei teatri e nelle scuole che ha visto l’azione sinergica di FISI – Comitato regionale Veneto, Fondazione Cortina, uffici scolastici del Veneto, Fondazione Milano Cortina, ASSI Onlus, al fine di creare “cultura olimpica e paralimpica” ma anche senso di appartenenza e attenzione ai valori della cittadinanza attiva per studenti, docenti, dirigenti scolastici.

Ho riflettuto a lungo sulle basi culturali che volevo dare a queste attività ed alla fine mi sono ispirata ai concetti espressi da tanti autori che hanno fatto la storia del Mental Coaching, a partire da Daniel Goleman ma anche a quanto affermato da McClelland, a seguito delle proprie ricerche.

La Legacy, per sua stessa natura, guarda al futuro di una collettività formata da individui ma soprattutto da gruppi che condividono interessi, passioni, aspirazioni; in questo contesto è necessario, a mio avviso, far emergere personalità che abbiano propensione al lavoro di squadra e qualità di leadership, al fine di avere punti di riferimento significativi, anche e soprattutto per quanto riguarda la formazione ed il coinvolgimento delle giovani generazioni, già a partire dall’ambito scolastico.

Il concetto di intelligenza di gruppo è stato proposto anche da Wendy Williams e Robert Sternberg: «l’armonia consente a un gruppo di trarre il massimo vantaggio dalle capacità dei suoi membri più creativi e di talento» [Williams, Sternberg, 1988].

Questo discorso si può estendere non solo all’interno dei gruppi, ma anche delle organizzazioni: la capacità di creare una rete di collaborazioni con coinvolgimento attivo della rete di stakeholder locali (tra cui amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni sportive ed Enti del Terzo Settore), chiamati all’organizzazione dell’evento olimpico e paralimpico, è un fattore di successo determinante nel lavoro e ciò è possibile grazie all’intelligenza emotiva.

All’interno di un lavoro di gruppo, infatti, si può realisticamente affermare che il Q.I. sia la somma dei singoli Q.I. dei componenti, ma il fattore più importante dell’intelligenza di gruppo risulta essere l’intelligenza emotiva. La presenza di armonia all’interno del gruppo influenza la produttività e lo rende più dotato di un altro formato da componenti con Q.I. più elevato [Goleman, 1996].

Anche McClelland si sofferma sul concetto di motivazione del singolo e del gruppo come, «preoccupazione ricorrente per uno stato desiderato che spinge, orienta e seleziona il comportamento» e porta ad agire [McClelland, 1985].

La sociologia contemporanea stessa ci suggerisce che, indipendentemente da sesso, cultura ed età, abbiamo tre tipi di motivazioni: 1. achievement: orientamento al risultato, ricerca di un miglioramento ponendosi degli obiettivi misurabili e sfidanti; 2. affiliation: desiderio di affiliazione, bisogno di appartenere ad un gruppo; 3. power: desiderio di potere, volontà di controllare e/o influenzare gli altri.

Da persona che si occupa di sport e guarda al 2026, da Mental Coach, da docente, da educatore penso sia necessario lavorare per “far fiorire” modi di essere ed agire collegati a questi concetti, in una combinazione che garantisca il benessere di ciascuno ma in seno al gruppo. La scuola, come fucina di competenze nell’ottica del long life learning, deve essere la prima destinataria dei nostri sforzi affinché le varie componenti dell’organismo scolastico dialoghino tra loro in un’ottica di cambiamento e crescita personale ma anche di apertura alla società civile ed ai territori, in sintonia con i principi dello sport e dell’olimpismo.

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