UC – Spazio 2024

University Coaching® approda ad Imbersago (in provincia di Lecco) ed apre un nuovo Spazio con l’intento di entrare fisicamente in un luogo, in un paese, che non è stato scelto a caso. Aprire, oggi come oggi, uno Studio, potrebbe sembrare contro tendenza; siamo nell’epoca dell’online e del virtuale, dell’intelligenza artificiale… Si potrebbe dire, “ma chi ce lo fa fare?”. Il desiderio è rendere il Coaching più concreto che mai, alla portata devvero di tutti, dagli adolescenti alla terza età, dai genitori ai figli, ecc.

Perché ad Imbersago? Come sapete da diversi anni realizziamo a Villa Castelbarco ad Imbersago i nostri Seminari, e questo ci ha permesso, nel tempo, di studiare e apprezzare maggiormente il territorio… Il nostro Atelier del Coaching è sito in Piazza Garibaldi 5, che da sempre costituisce il centro di vita di Imbersago, fortemente caratterizzata da preesistenze ambientali di alto valore storico-artistico, se pensiamo a manufatti come la Torre Medioevale, la Chiesa di S. Paolo, Villa Castelbarco, l’Ecomuseo di Leonardo, Torre Bellavista, la Chiesa dei SS. Marcellino e Pietro, Villa Mombello, il Lavatoio di Garavesa, la Filanda di Imbersago, ecc. Sulla piazza si affaccia Villa Albini, dimora storica in cui pernottarono Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini nel 1848 in ritirata dalla battaglia di Custoza: c’è anche una lapide in marmo che ricorda l’evento.

Questa cittadina è anche famosa per il Mercatino dell’Antico che si tiene ogni terza domenica del mese (dalle 8.30 alle 18.00), da marzo a novembre, proprio in Piazza Garibaldi e vie limitrofe. In tali occasioni saremo sempre aperti e disponibili per chi necessitasse informazioni, o semplicemente volesse venirci a trovare, usufruendo della Libreria del Coaching; una lettura, un caffè… In queste giornate venderemo oggetti, antichi e non, manufatti di studenti (dipinti, sculture, bijoux, ecc.) con lo scopo di alimentare Borse di Studio per i Percorsi di Formazione, e di Laurea, in Mental Coaching.

Cos’altro su Imbersago? Da questo territorio sono passati personaggi incredibili, oltre a Mazzini e Garibaldi, il Maestro Leonardo Da Vinci… È la località perfetta per fughe di una giornata, o più, in Lombardia. Simbolo di questa città è il Traghetto di Leonardo e la Madonna del Bosco, ma i paraggi dell’Adda sono disseminati di veri e propri tesori fino al sito Crespi D’Adda (a soli 15 minuti), Patrimonio UNESCO dal 1995.

Cosa sappiamo di Leonardo ad Imbersago? Da Vinci fu frequentatore di questi luoghi, colpito da uno scenario naturale mozzafiato, dove oggi troviamo alcuni degli edifici di archeologia industriale più belli d’Italia. Ammaliato dai panorami, ne venne ispirato per uno dei suoi dipinti più celebri.

Perché si dice “l’Adda di Leonardo”? Le ragioni sono molteplici. Leonardo ha vissuto per circa vent’anni a contatto con questo fiume, lasciandovi numerose tracce nei suoi scritti su questo territorio. Ne era talmente colpito da disegnarlo e dipingerlo nelle due versioni dell’opera La Vergine delle Rocce, quella al Louvre e quella al National Gallery (nella foto). Fu ospite, tra il 1511 e il 1513, presso la Villa Melzi d’Eril di Vaprio D’Adda, lasciandovi disegni e macchine da lui inventate e realizzandovi un prezioso affresco, il cosiddetto Madonnone di Vaprio. Francesco Melzi d’Eril diverrà suo allievo, ereditando molti degli appunti e dei disegni, poi confluiti nel Codice Atlantico; un discepolo fedele che lo accompagnò fino in Francia e gli fu accanto sul letto di morte. Su incarico del Duca di Milano, Ludovico il Moro, Leonardo studiò a lungo la soluzione per  rendere navigabile l’Adda nel tratto delle rapide tra Paderno e Cornate d’Adda inventando un sistema di chiuse.

L’Ecomuseo Adda di Leonardo coinvolge anche il Parco Adda Nord, promuovendo un vasto territorio comprendente le province di Lecco, Milano e Bergamo. È caratterizzato dalla presenza dell’acqua; il suo territorio, con scorci suggestivi, si snoda lungo il fiume Adda, accogliendo i lunghi navigli di Paderno e della Martesana. Tra i segni e le testimonianze della storia si inseguono le tracce celtiche, longobarde e romane, opere idrauliche della bonifica benedettina alto medioevale, castelli medioevali e rinascimentali, chiese, santuari, centrali idroelettriche, filatoi e opifici cotonieri di inizio secolo e il Villaggio Operaio di Crespi (patrimonio UNESCO).

Leonardo perfezionò la tecnologia del traghetto, che ancora oggi a Imbersago fa la spola dalla sponda lecchese a quella bergamasca, sfruttando la sola forza della corrente d’acqua. Non è difficile pensare che sia proprio da questa sponda che Renzo de I Promessi Sposi attraversò il confine nella sua fuga per dirigersi verso Bergamo.

>>> Traghetto di Leonardo

Il nome di Imbersago compare per la prima volta in una pergamena del 985 d.c. nella quale si menziona tra l’altro “Amberciago prope fluvio Abdua”. Come risulta da alcune carte, da Amberciago, il nome mutò via via in Imbresago e Imbressago, fino ad assumere nel 1609 l’odierna denominazione di Imbersago. Le radici storiche del paese si intrecciano fortemente con l’Adda, il quarto fiume italiano per lunghezza, che dalla sorgente sulle Alpi Retiche al Po percorre ben 313 chilometri, tutti nel territorio lombardo.

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Il “Progetto Dante 2021” nasce per celebrare il 700esimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri. L’Amministrazione Comunale ha così deciso di organizzare una serie di eventi, mostre, incontri, al fine di ricordare il Sommo Poeta, ma anche per comprendere l’eredità che attraverso le sue opere ci ha lasciato.

Cosa ci insegna la Divina Commedia nel 2021? Perché leggere la “Vita Nova”, il “Convivio” o il “De vulgari eloquentia”? Siamo fortemente convinti che la lettura e lo studio di queste opere ci possano ancora oggi insegnare i valori della vita, sotto diverse prospettive. La maestosità di uno dei padri della lingua italiana ci trasporta così in viaggi unici e profondi che permettono ad ogni persona di scoprire il senso di ogni attività umana: politica, religiosa, sociale, culturale.

In questo progetto l’Amministrazione Comunale ha dato vita ad un percorso itinerante che ripercorre i luoghi imbersaghesi più belli che ben si adattano a quelli della Commedia. Il Traghetto di Leonardo richiama quello di Caronte, i Boschi dell’Adda la Selva Oscura, la scalinata della Madonna del Bosco l’ascesa dantesca al Paradiso, il Municipio la sede del Potere Politico e Giustiniano, la Torre Medievale di Piazza Garibaldi richiama la Torre del Conte Ugolino, mentre le Ville rievocano le Corti e le Signorie basso-medievali.

Il percorso è strutturato attraverso delle tappe nelle quali si possono trovare i cartelli danteschi con alcuni passi di Canti appositamente scelti e collegati al luogo imbersaghese in cui sono stati posizionati. Il “Progetto Dante 2021” ha ricevuto il riconoscimento e il patrocinio da parte del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 700 anni, istituito dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.

>>> Progetto Dante 2021

La Scala Santa di 345 gradini porta al poggio su cui si erge il Santuario della Madonna del Bosco, costruito tra il 1641 e il 1644 su disegno dell’architetto Carlo Buzzi. I gradini sono posti scenograficamente in senso rettilineo, senza soluzione di continuità, se si esclude uno spazio di sosta intermedio, e si concludono con due braccia di scalinate simmetriche. Al centro di quest’ultima parte, quale fulcro di attenzione e di venerazione, la grande statua in bronzo raffigurante Papa Giovanni XXIII, opera del maestro Enrico Manfrini (1962).

L’artista ha saputo magistralmente modellare, nel volto e nell’atteggiamento, l’espressione più vera e dolce di bontà e di accoglienza, così presenti nella personalità del “Papa Buono”. Al di sotto del Belvedere-Sagrato, e prima delle ultime rampe di accesso al piazzale superiore, si apre lo “scurolo” o cripta primigenia. Costruito nel 1632, accoglie la rappresentazione del miracolo per cui venne eretto il Santuario. Figure in gesso a grandezza naturale ben illustrano il miracolo della Madonna e la devozione popolare.

A valle dello scurolo una fontana con la Sacra Famiglia accoglie il pellegrino che devotamente ha salito la maestosa e austera “Scala Santa”. Dietro il Santuario troviamo La Via Crucis.

Durante la dominazione austriaca e quella francese, gli edifici religiosi vennero chiusi con la forza perché ritenutili inutili e, soprattutto, non economicamente convenienti. I Conti Castelbarco si assunsero il patronato del Santuario della Madonna del Bosco, salvandolo così da una sicura chiusura.

>>> Santuario Madonna del Bosco

Il Comune di Imbersago dedica alla memoria del grande maestro Ennio Morlotti (1910-1992) un cartello turistico collocato proprio nel punto in cui lui era solito ammirare il fiume Adda. Negli anni ’50, egli ha lavorato e vissuto in paese, ritraendo alcuni fra gli angoli più belli dell’Adda e facendoli conoscere, attraverso i suoi quadri, a livello nazionale e internazionale. Il binomio “Morlotti-Imbersago” rappresenta un punto fermo, forse il più alto, per chiunque voglia accostarsi alla figura e all’opera di questo straordinario maestro della pittura lombarda. Con Morlotti l’arte pittorica è arrivata a proiettare il nome di Imbersago e dell’Adda nel panorama italiano, in Europa e nel mondo. Imbersago è stato per lui un amore vero, costante, appassionato…

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Curiosità su Imbersago… Qui è stato girato, negli anni ’60, il film di Ermanno Olmi E venne un uomo, incentrato su Papa Giovanni XXIII. E, a proposito di film girati in Brianza, a Imbersago sorge anche Villa Moratti (si trova in via Angelo Moratti 52, vedi foto qui sotto), che compare nella commedia Come ti rapisco il pupo, con protagonisti Teo Teocoli, Massimo Boldi e Franca Valeri.

Villa Moratti a Imbersago in Come ti rapisco il pupo

La Villa è la residenza dell’ex patron dell’Inter Massimo Moratti. Sempre rimanendo in tema di cineturismo in Brianza, Imbersago appare anche nel film del 2014 Il ricco, il povero e il maggiordomo, con protagonisti Aldo, Giovanni e Giacomo.

La via principale di Imbersago, che conduce a Piazza Garibaldi, è donna. La strada centrale di Imbersago è dedicata alla Contessa Lina Erba Castalbarco, vissuta tra la fine del 1800 e la seconda metà del secolo scorso. È probabilmente uno dei pochi paesi dove la strada più importante lungo cui si sviluppa il centro abitato con i suoi negozi, le attività commerciali, il municipio, i servizi pubblici e i luoghi di aggregazione, è dedicata a una donna. La via è stata intitolata alla Contessa Castelbarco negli anni ’60 all’indomani delle sua morte.

A intitolarle la strada è stato il sindaco dell’epoca Paolo Bonfanti, in segno di gratitudine per tutto il bene fatto non solo in paese. La contessa, zia del regista padre del neorealismo Luchino Visconti, finanziò ad esempio tra il resto i primi ospedali chirurgici mobili durante la Prima Guerra Mondiale. “All’indomani della sua scomparsa, apparve naturale e doveroso da parte della comunità di Imbersago sottolineare il ruolo di benefattrice della contessa Lina Castelbarco, specie nel periodo difficile dell’immediato dopoguerra, con un costante impegno soprattutto a favore dei più piccoli e dei più deboli”.

Nella foto sopra “Villa Castelbarco Pindemonte Rezzonico”

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