Un estratto dal Progetto Finale di Elisabetta Ugolotti, oggi Mental Coach Professionista.

Elisabetta inizia a lavorare a 20 anni, e per un certo periodo porta avanti studio e lavoro. Con alle spalle studi tecnici di ragioneria e un percorso di laurea in comunicazione e marketing, nel 2000 la sua strada professionale incontra l’ambito delle risorse umane, lavorando prima in uno studio di consulenza, e successivamente in una multinazionale americana dove rimane per circa 9 anni, dedicandosi a progetti di ampio respiro in qualità di HR Generalist: dallo sviluppo delle competenze alla valutazione della performance, dalle politiche di compensation e benefit alle relazioni industriali, a progetti internazionali. Decisa a conoscere altre dinamiche organizzative e altri business, approda anche in aziende italiane come responsabile risorse umane, affrontando anni difficili nelle organizzazioni segnati dalla crisi economica. Oggi, a 46 anni, Elisabetta lavora come responsabile risorse umane in una realtà italiana dell’agribusiness e solo ora -anche tramite il coaching – ritiene di poter “restituire” quello che ha appreso e ricevuto negli anni: la sua missione è sensibilizzare le organizzazioni a “restituire” il lavoro e il giusto valore alle persone, riconoscendone l’impegno e il contributo individuale tramite progetti aziendali che tengano in considerazione le aspettative, l’esperienza e l’orientamento di ognuno.   

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Il lavoro è la seconda attività che occupa più tempo nelle nostre vite, un lavoro che non riguarda solo la sussistenza economica ma, per quanto complesso possa essere, è uno degli strumenti che abbiamo per esprimere noi stessi, per vivere con passione ed edificare la nostra personalità, assecondando inclinazioni e talenti. L’aspetto fondamentale che muove le persone è dare un senso e un significato al proprio lavoro, farne una fonte di benessere e di realizzazione come persone. A maggior ragione se si considera il periodo storico in cui viviamo: un calo demografico ai minimi storici, la spinta dell’invecchiamento della popolazione e la normativa previdenziale in atto che ci vede al lavoro sempre più a lungo. E proprio in questo scenario grande attenzione va data a quella dimensione di persone che professionalmente si definisce “over” o “senior”. Già, perché se la vita lavorativa si allunga vanno ri-pensati anche programmi di formazione, aggiornamento professionale ed engagement per i senior. Di fatto, per molto tempo, uno dei tratti caratteristici del mercato del lavoro ha riguardato proprio la scarsa considerazione di questi lavoratori, recentemente ribattezzati “longennials”. In realtà, questa categoria, oltre ad essere definita “ready-to-go”, possiede una skill fondamentale per far parte della realtà aziendale: l’intelligenza organizzativa che è una capacità che si genera attraverso l’esperienza, sapere come muoversi in relazione a un progetto, interpretare le situazioni e avere reali capacità di problem solving.

Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada”, così recita un proverbio africano. La long term employability deve sensibilizzare prima di tutto il singolo lavoratore/lavoratrice per acquisire più consapevolezza e responsabilità, attivandosi in prima persona per mantenersi occupabile nel tempo, colmando i propri gap personali e professionali in modo da allinearli con le esigenze del mercato del lavoro; in questo modo, a qualunque età, sarà pront@ ad accogliere i progetti di mobilità e di cambiamento che può significare, ad un certo punto, anche affiancare i giovani per seguirli in un percorso di crescita, fondamentale anche per non disperdere le competenze che sembrano essere imprescindibili. Ma assumere posizioni “in seconda linea” e di mentoring abbandonando il lavoro tradizionale non è un passaggio così automatico.

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IL PROGETTO

Il percorso Over the Coaching è un progetto di prospettiva rivolto principalmente al mondo Imprenditoriale e alle Aziende per favorire lo sviluppo di un processo di valorizzazione della forza lavoro Over (o senior) in un contesto in cui la riduzione dei tassi di natalità, e l’aumento delle aspettative di vita, pongono grande attenzione sull’age management quale sfida sia in ambito lavorativo sia sociale. Nella fase della vita professionale in cui si può essere definiti lavoratori/lavoratrici senior (Over 40/50/60) molte delle sfide che risultano cruciali (transizioni importanti, nuovi bisogni di conciliazione, capitale sociale familiare carente, work life balance, ecc.) sono il risultato del vissuto e l’age management dovrà essere declinato con attenzione differenziata. Per figure professionali senior l’opportunità è di offrire loro un percorso di coaching -anche in fase di transizione professionale- volto a valorizzare le competenze lungo tutta la vita professionale al fine di adottare un mindset rivolto a forme alternative di lavoro (es. reversementoring) che risponda alla domanda delle persone di lavorare “meno” ma più a lungo.

L’Agenda 2030 è rivolta a un futuro sostenibile: ma, insieme alla transizione verde e digitale, non può esservi sostenibilità globale se non si passa da una sostenibilità “umana”. Ovvio che sarà necessario ripensare a nuove politiche di welfare volte a supportare la frontiera della longevità ma, in questo scenario di cambiamento professionale, applicare il metodo del Coaching basato sulla ricerca delle potenzialità può portare enormi benefici al lavoratore/lavoratrice “over” / “senior” perché, attraverso strumenti specifici quali ad esempio esercizi creativi, domande generative ed orientate al futuro, il coachee lavoratore/lavoratrice verrà accompagnato a spostare il focus d’attenzione da ciò che è causa di dispiacere (es. il cambio di ruolo, scelte professionali non soddisfacenti, ecc.) a ciò che dà energia e motiva la persona. L’obiettivo del coaching sarà quello di operare su dimensioni trasversali per sostenere i lavoratori/lavoratrici Over nelle proprie scelte:

1 – rendendo visibili le transizioni personali: cambiamenti di vita personale o professionale che impattano fortemente sull’organizzazione lavoro;

2 – cogliendo i bisogni di conciliazione: le transizioni (di vita / di lavoro) comportano nuovi compiti di sviluppo, occorre pertanto favorire una lettura adeguata di quali siano i bisogni in questa specifica fascia di età;

3 – favorendo un clima positivo di cambiamento: si supporterà la persona nella ricostruzione della nuova identità (professionale) attraverso il superamento di quei cognitive bias che, di fatto, limitano il potenziale di ripresa.

Il Coaching, come sappiamo, è il processo di cambiamento e apprendimento attraverso il quale si aiutano le persone a focalizzare meglio e a realizzare più facilmente e velocemente i loro obiettivi, seguendo strategie efficaci e offrendo loro gli strumenti per ricercare in sé stessi le risorse necessarie per attuare precisi piani d’azione. L’obiettivo delle sessioni di coaching è di stimolare il coachee verso nuove prospettive, uno sguardo nuovo su sé stessi e sulle situazioni che si affrontano, incoraggiandone al tempo stesso l’evoluzione personale e professionale. Questo percorso parla alle persone e alle aziende attraverso un Team multidisciplinare di Coach Professionisti che garantirà elevati standard qualitativi sia nella definizione dei progetti sia nelle sessioni di coaching.

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TARGET

a) Lavoratori/lavoratrici “Over” o “senior” che vedranno mutare la propria mansione verso un ruolo più di “affiancamento” / formatore / trainer proprio perché “giunti” a fine carriera ma pur continuando a contribuire alla competitività dell’azienda;

b) lavoratori/lavoratrici “Over” o “senior” che si trovano in una situazione di caregiving (cura del coniuge/partner, del genitore, del figlio, ecc., quindi non solo ad appannaggio delle donne) e che dovranno bilanciare un diverso setting delle responsabilità lavorative / familiari.

[Osservando il mondo del lavoro, si scopre che 1 lavoratore su 3 si fa carico della cura di un familiare anziano o non autosufficiente e che il 57% dei caregivers che lavorano hanno più di 50 anni. Si capisce, dunque, perché il fenomeno è cruciale sia per le aziende, sia per i lavoratori].

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SESSIONI DI COACHING: CONOSCI TE STESSO, MIGLIORA TE STESSO

Le sessioni di coaching si sviluppano in 3 step.

1) Analisi del contesto e della situazione iniziale
Essere consapevoli delle proprie competenze: per reinventarsi e cambiare è necessario avere alla base una buona conoscenza di sé, altrimenti il rischio è quello di agire in maniera impulsiva senza considerare la situazione reale nei suoi diversi ambiti. Durante le sessioni di coaching ci si focalizzerà:

-per comprendere la relazione tra il percorso professionale della persona coinvolta e altri ambiti di vita quali la famiglia, le attività del tempo libero e il percorso formativo, ecc.;

-per comprendere le ragioni degli eventi importanti della vita, ad esempio quali relazioni hanno favorito o modificato il percorso professionale;

-per approfondire le azioni messe in atto dal coachee prima o dopo un certo evento, le scelte intraprese e il modo con cui sono state selezionate, le risorse attivate, le persone presenti e il loro ruolo, come si è sentita la persona, che cosa ha appreso, quali aspettative, desideri, idee;

-per soffermarci sui punti di forza celebrando anche i piccoli successi della persona; in questo modo, aumenta nella persona il senso di autoefficacia;

-per individuare quali siano le dimensioni su cui la persona è eventualmente più “forte e più “debole” ed iniziare a individuare possibili aree di “attenzione”

2) Valori allineati
Non si inizia a costruire una casa dal tetto! L’obiettivo è scoprire quali valori (le fondamenta) sono condivisi / condivisibili tra coachee / azienda e vedere in che misura questi valori aiutano e l@ aiuteranno nella crescita nel nuovo ruolo (es. reverse mentoring). Particolare attenzione andrà data alla dimensione delle emozioni: l’obiettivo è trasformare l’emotività (spesso percepita ancora come un fattore negativo) in ricchezza e sensibilità per ritrovare sé stess@ anche nella professione. Le competenze emozionali danno vita a capacità tra le più ricercate: iniziativa, proattività, ottimismo, gestione efficiente dello stress. Per favorire un cambio di prospettiva è fondamentale valorizzare le soft skills che si sviluppano nel coachee lavoratore/lavoratrice e che sono centrali nell’ambito professionale, come flessibilità mentale e adattabilità al cambiamento, resilienza, capacità di delega e di gestione del tempo, intelligenza emotiva, assunzione del rischio.

3) Definizione obiettivi e piano d’azione
Pianificare gli obiettivi professionali in virtù del nuovo ruolo, essere autentic@, allineando le proprie motivazioni, azioni e valori; sviluppare una strategia per reinventare il proprio modello (di ruolo), capendo in che modo creare valore nella nuova condizione lavorativa

Durante queste fasi saranno proposte esercitazioni specifiche, strumenti e attività per un lavoro di esplorazione, riconoscimento, espressione e condivisione dell’infinito numero di dettagli che spesso passano inosservati nel coachee lavoratore/lavoratrice e che dovrebbero invece assumono una rilevanza nei processi di cambiamento.

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PARTENERSHIPS

Le Aziende stanno affrontando cambiamenti repentini ed è quindi necessario che tutto intorno abbiano un ecosistema 4.0 che sia in grado di sviluppare al loro interno un bagaglio di competenze soft e di leadership a livello organizzativo, cognitivo e relazionale. Proprio per questo il progetto Over the Coaching – che verte sull’innovazione organizzativa e la leadership inclusiva – coinvolgerà anche quelle realtà e istituzioni che lavorano per e con le aziende: associazioni datoriali, camere di commercio territoriali, enti formativi, associazioni culturali, al fine di ricercare e sostenere obiettivi di riqualificazione e di politica attiva del lavoro basati su una cooperazione tra enti pubblici e privati

[PNRR – asse strategico Goal 5 “inclusione sociale” – l’adozione di strumenti, modelli e KPI può includere un asset quale la formazione o il coaching in azienda].

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