Cosa possiamo imparare dal Coach Sun Tzu? Se pensiamo alla guerra, ci verrebbe da dire che il Coaching non ha nulla a che fare, ma la realtà è che ogni giorno combattiamo piccole battaglie, e per qualcuno guerre infernali: in ufficio, in gara nello sport, in famiglia, per i nostri diritti, con la burocrazia, ecc. Chiniamo dunque la testa e ascoltiamo i preziosi consigli qui proposti…

Sun Tzu è stato un generale e filosofo cinese, vissuto fra il VI e il V secolo a.C.. A lui si attribuisce uno dei più importanti trattati di strategia militare di tutti i tempi, “L’arte della guerra”. Il testo non è un’opera letteraria, bensì un manuale militare contenente regole su come condurre una guerra vittoriosa nell’antica Cina.

In caso di guerra l’importante è vincere, e vince solo chi sa pianificare, in modo che quando si scende in campo si ottenga il massimo profitto nel minor tempo possibile, meglio se senza combattere o col minimo di perdite. La pianificazione deve avvenire in un contesto variabile, con pronte reazioni ai cambiamenti di situazione che portino a rapidi aggiustamenti dei piani, e la disposizione tattica. Sun Tzu, tradizionalmente ritenuto uno dei maggiori promotori della “strategia indiretta”, definisce assai nitidamente i rapporti tra guerra e politica, tracciando un percorso che verrà successivamente seguito da Niccolò Machiavelli e Carl von Clausewitz: egli, infatti, ritiene la guerra subordinata al dominio della politica, essendo uno degli strumenti utilizzati dallo Stato per raggiungere i propri scopi. Fondamentale, in tal senso, è l’utilizzo dell’astuzia più che della forza, oltre che in particolare della conoscenza dell’avversario. È opinione di Sun Tzu, infatti, che “combattere e vincere cento battaglie non è prova di suprema eccellenza: la suprema abilità consiste nel piegare la resistenza (volontà) del nemico senza combattere” e, ancora, che “l’abilità del comandante consiste nel piegare le forze del nemico senza alcun combattimento, nell’impadronirsi delle città senza assalirle, nel conquistare lo Stato nemico senza lunghe operazioni militari“.

Dopo la sua pubblicazione, l’Arte della Guerra ha esercitato una fortissima e ininterrotta influenza, attraverso i secoli e i millenni, sulla strategia militare. L’Esercito degli Stati Uniti lo ha incluso fra le opere che devono essere presenti nelle biblioteche delle singole unità, per la formazione continua del personale. Le teorie esposte nell’Arte della Guerra, oltre ad essere considerate ancora attuali da molti moderni strateghi militari, hanno trovato applicazioni anche in altri campi, soprattutto in quello delle strategie manageriali, che attingono ad esse per modelli di comportamento da adottare nelle situazioni competitive.

“Mostrati debole quando sei forte e forte quando sei debole. L’arte suprema della guerra è quella di sottomettere il nemico senza combattere. I tuoi piani siano oscuri e impenetrabili come la notte e quando ti muovi, cadi come un fulmine a ciel sereno. Nel mezzo del caos, c’è anche l’opportunità. Sii veloce come il vento, silenzioso come la foresta, aggredisci come il fuoco, sii inamovibile come la montagna. Tratta i tuoi uomini come faresti con i tuoi amati figli; e ti seguiranno nella valle più profonda. Quando si trattano le persone con benevolenza, giustizia e rettitudine e si ripone fiducia in loro, l’esercito sarà unito e tutti saranno felici di servire il loro leader.”

Nella citazione “I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere”, ci riconduce all’importanza della visualizzazione, ad esempio, perché come ben sappiamo la nostra mente è la prima che deve essere preparata a vincere, e sostenere la responsabilità di una vittoria! Ma ci riporta anche al valore di avere una tattica ed una strategia, un piano d’azione.

Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia! Con ordine, affronta il disordine; con calma, l’irruenza; questo significa avere il controllo del cuore. Lascia una via d’uscita a un esercito accerchiato; non incalzare un nemico disperato, poiché la disperazione può produrre una forza inaspettata.

Per conoscere il tuo nemico, devi diventare il tuo nemico“, ebbene sì, allenarsi a tutto ciò che ci crea difficoltà, interferenza, che sollecita le nostre emozioni e ci fa saltare i nervi. Come fanno i pugili, che mettono sull’armadietto la foto dell’antagonista, per abituarsi ad averlo di fronte. “Chi vuole combattere deve prima calcolare i costi”; quante volte non ci rendiamo conto dei sacrifici che dobbiamo fare per raggiungere un dato obiettivo? Quindi, prima di scendere in campo o iniziare un’impresa, è necessario avere chiaro i costi, ovvero i sacrifici da affrontare!

“Tutti possono vedere la mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia”; ed è esattamente così che dovrebbe essere; la tattica è qualcosa che ci serve nel breve periodo, ma che fa parte di una strategia di più lungo periodo, che spesso non è così immediata. Fondamentale avere chiaro la differenza tra le due ed il loro diverso sviluppo ed utilizzo, perdere una battaglia può avere un fine strategico per vincere poi la guerra! “Come l’acqua traccia il suo corso secondo la natura del terreno dove scorre, così il comandante pianifica la sua tattica vittoriosa in rapporto al nemico che ha di fronte. Vince chi sa quando combattere e quando non combattere. Pensa e medita prima di fare una mossa. La vittoria si ottiene quando si è preparati a ogni imprevisto. È facile amare il tuo amico, ma a volte la lezione più difficile da imparare è amare il tuo nemico.” Il nemico è uno specchio di ciò che in noi è inconscio…

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