“Coaching in Università per un cambio di prospettiva: dall’obiettivo “risultato” all’obiettivo “performance” è un estratto dell’elaborato di fine “Corso Mental Coaching Pro” di Cecilia Gandini.

Cecilia collabora con noi nella diffusione del Mental Coaching nell’Area Giurisprudenza. Mental Coach Pro; laureata in Giurisprudenza presso l’Università Bocconi, si è perfezionata in Diritto Sportivo/Giustizia Sportiva/Diritto della Moda; in qualità di Coach collabora con docenti universitari, fondazioni ed associazioni, per l’organizzazione e lo svolgimento di corsi di perfezionamento e convegni, con particolare riferimento al mondo dello sport e del diritto sportivo.

Mail: cecilia.gandini@universitycoaching.it

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Sempre più aziende, e alcune delle università più all’avanguardia, stanno prendendo consapevolezza del fatto che il sapere che una persona è stata uno studente modello significa solo sapere che è straordinariamente abile nelle prestazioni scolastiche, mentre non ci dice nulla in merito a come essa reagisce alle vicissitudini della vita e alle sue capacità di relazione.

Il periodo storico che stiamo attraversando richiede che la didattica e il suo sistema di riferimento siano in grado di sviluppare potenzialità, attitudini, passioni, motivazioni individuali nei propri studenti, anche e soprattutto a costo di mettere in discussione la cultura delle odierne istituzioni formative, focalizzate a raggiungere unicamente risultati di breve periodo a discapito di quelli più evoluti di medio-lungo periodo. A tal proposito è opportuno sottolineare che oggetto del Coaching siano i c.d. obiettivi “performance” piuttosto che meri obiettivi “risultato” o “finali”.

Questo perché l’obiettivo performance è sotto il controllo della persona che generalmente è in grado di verificarne il progresso, valorizzando così la propria automotivazione che aspira all’eccellenza. Mentre, solitamente, un obiettivo risultato tende a deformare l’eccellenza, poiché l’attenzione è distolta dalla performance a favore della mera speranza di riuscire o peggio dalla paura di fallire. Il rischio a cui conducono i meri obiettivi risultato è quello di perdere la passione e la motivazione in quello che si sta facendo pensando solo al piacere della vittoria o al timore della sconfitta (ed a volte anche viceversa: al timore della vittoria o agli aspetti positivi della sconfitta).

L’obiettivo risultato può e deve dare l’ispirazione ma è l’obiettivo performance che merita la nostra attenzione e impegno. Se è vero che per iniziare un viaggio è necessario avere una meta precisa, è altrettanto vero che l’esperienza del viaggio è più importante della meta stessa.

L’obiettivo performance, essendo sotto il controllo dello studente, permette allo stesso di assumersene la responsabilità ed essendo frutto di un processo di Coaching, è l’espressione di una scelta intima e consapevole essenziale per l’automotivazione e per l’eccellenza. I risultati e le performance migliori, infatti, si ottengono più spesso e con più fluidità quando si “vuole” fare qualcosa piuttosto che quando si “deve”. In tale prospettiva un buon percorso di Coaching rende gli studenti autonomi fino a diventare ognuno Coach di se stesso, in grado di selezionare e valorizzare obiettivi e potenzialità, raggiungendo efficienza ed efficacia in un continuo percorso di crescita personale, sollecitato dalla volontà di continuo miglioramento di se stessi e delle proprie performances.

È opportuno ribadire come il cambiamento ed il progresso che compiamo nel perseguire gli obiettivi performance siano più soddisfacenti che il mero raggiungimento del mero obiettivo risultato. Tanto che tale esperienza di cambiamento e di evoluzione si concretizza anche in caso di insuccesso. Infatti, non è un obiettivo del Coaching eliminare gli errori e i fallimenti, poiché se vissuti con consapevolezza possono portare con sé preziosissimi insegnamenti. Inoltre, se si impara a conoscere e gestire sentimenti negativi come ansia, dolore e stress, questi si rivelano utilissimi campanelli d’allarme per capire quando è il momento di cambiare qualcosa.

La sensazione di essere artefici delle proprie azioni si riferisce all’assunzione da parte dell’individuo della responsabilità del proprio viaggio e del continuo sviluppo personale e professionale nella sua dinamicità.

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Cecilia Gandini ha scritto per University Coaching i seguenti articoli:

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