Un articolo di Irma Battista, Mental Coach Pro, Founder and Creator of “Art&Coaching”.
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Il film è incentrato soprattutto sulla storia d’amore fra Modì (come veniva chiamato Modigliani) e la sua amata Jeanne, più che sulla rivalità fra Modigliani e Picasso.
Nella pellicola questa rivalità resta sullo sfondo e non viene neppure spiegata, per cui non si comprende il motivo per cui abbia avuto inizio. Però è lo scambio iniziale di battute fra lo stesso Modì e Picasso che, secondo me, fa comprendere gli ultimi 3 anni dell’artista e la sua personalità. Picasso chiede a Modì che lo prende in giro: “Perché mi odi così tanto?” e Modigliani risponde: “Non odio te, odio me stesso”. Ecco, in questa frase si evidenzia tutta l’autodistruzione di cui Modigliani è intriso.
La sua tendenza ad autodistruggersi, attraverso l’abuso di alcool, di sostanze stupefacenti, di una malattia (la tubercolosi) presa da bambino, lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni e da lui mai curata. Nulla riuscirà a salvarlo, né l’amore per la sua bambina, né il nuovo figlio in arrivo, né Jeanne e neppure la sua arte.
Modigliani odiava se stesso, nel film non si riesce a comprendere cosa non riuscisse a perdonarsi o quali fossero in realtà i suoi demoni interni e l’incontro con Jeanne non gli sarà di aiuto. Jeanne lo ama così follemente che per lui abbandona la figlia, si annienta e “sfama” continuamente questa dipendenza affettiva, perdonandogli tutto.
Per amore di Modì si fa ritrarre dal suo rivale Picasso, pensando che la soluzione alla vita sregolata del suo amato possa essere la mostra e la vendita dei suoi dipinti, accanto a quelli di Picasso. Modigliani sembra essere sempre sul punto di ottenere finalmente il meritato successo o arrivare alla sua rinascita come uomo e, quando finalmente gli basterebbe solo allungare una mano per afferrare tutto quanto, ci rinuncia, abbandona, perdendosi nelle vecchie brutte abitudini, buttando tutto quanto via.
Il grande amore tra Jeanne e Modigliani viene mostrato come un amore immenso ed assoluto, ma se lo si analizza più in profondità si riesce a capire quanto in realtà fosse un amore malato. Da una parte Modigliani che in fin dei conti pensava solo a se stesso, caratterizzato da un egoismo di fondo; continua a bere, non si cura, continua a fare uso di droghe nonostante abbiano portato via la bambina e lei vi abbia rinunciato per amor suo. Dall’altra Jeanne che con la sua debolezza e il terrore di perderlo, non fa che potenziare le debolezze di lui. Due naufraghi attaccati allo stesso relitto, portati entrambi alla deriva. L’unica giustificazione che si può dare a Jeanne è che fosse molto giovane e vi fosse una grande differenza di età fra lei e Modigliani.
Nel film Modigliani muore a seguito di un pestaggio poiché già molto indebolito dalla sua malattia, ma nella realtà muore di meningite tubercolare in ospedale. Nella sua biografia viene raccontato che l’attacco di tubercolosi lo sorprende in casa e che Jeanne rimane paralizzata accanto a lui senza chiamare aiuto pur di non doversi staccare da lui. Modì muore, e lei si suicida gettandosi di spalle dalla finestra, incurante di aspettare dentro di sé un bimbo di 8 mesi… perché, come dice lei stessa all’inizio del film, lei non poteva vivere senza di lui.
Una storia d’amore fra le più toccanti di tutta la storia dell’arte. Un amore che sembra essere impossibile, caratterizzato da un continuo bisogno di possedersi veramente.
Su cosa ci fa riflettere la narrazione della storia di Modigliani in questo film? La rivalità tra Modigliani e Picasso, seppur come detto lasciata sullo sfondo, ci mostra due artisti invidiosi l’uno del talento dell’altro. Picasso contestava la vita eccesiva di Modì e la sua forte dipendenza dall’alcol e droghe, ma ammirava il suo stile pittorico. Modigliani lo prendeva in giro e riservava a Picasso un atteggiamento di superiorità e sprezzante superbia, ma lo stimava per essere stato capace di raggiungere il successo. Fra i due vi era quindi un’ammirazione velata, dimostrata nel finale del film quando si vede Picasso che, addolorato per la scomparsa del pittore amico/nemico, racconta la grandiosità di Modì nel riuscire alla fine a dipingere gli occhi della sua amata, immortalandone così l’anima.
In realtà il peggior nemico di Modigliani non era il rivale Picasso, bensì sembra essere proprio se stesso. La vita di Modì mostra quanto l’incapacità ad amare se stessi porti all’autodistruzione, all’abitudine a porsi ostacoli e ad autosabotarsi. Attraverso le varie fasi della sua vita, Modigliani fa capire quanto può essere difficile e faticoso il sentiero che porta a trovare o ritrovare se stessi, e soprattutto, quanto sia fondamentale imparare a volersi bene. Superare sofferenze, abbattere impedimenti che ostacolano il raggiungimento della nostra vera identità, è un cammino difficile, ma che può insegnare ad accettarci e a prenderci cura di noi stessi.
Modigliani ha scelto di non combattere contro la sua malattia, ma ha intrapreso una vera guerra contro se stesso e alla fine ha prevalso quella parte di lui che non si riteneva meritevole di cure e degna di amore. Dobbiamo forse prima smarrirci per poi riuscire ad accettarci per come siamo veramente, ed imparare a volerci finalmente bene?
«La vita è un dono, dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno.»
(Amedeo Modigliani, dedica apposta sul ritratto della modella Lunia Czechowska)