Ci parla del senso del lavoro Marco Bazzana, che è diventato Mental Coach di Primo Livello a Maggio 2020. Marco si è laureato in Ingegneria Meccanica ed ha vinto una borsa di studio per il Master in “Risk Engineering and Management” presso il Politecnico di Milano; Senior Kaizen Trainer presso Kaizen Institute Italy; oggi è Operation Manager presso CONF INDUSTRIES.
“L’iniziativa e la responsabilità, il senso di essere utile e persino indispensabile, sono bisogni vitali dell’anima umana.” (S. Weil, ‘La prima radice’)
In questo passo la filosofa ci invita a riflettere sull’importanza di alcuni aspetti che ci riguardano come persone, e che trovano applicazione concreta nel lavoro. Oggi molte organizzazioni si pronunciano in favore della ‘’persona al centro’’, ma purtroppo spesso ci troviamo di fronte a comportamenti in contrasto rispetto a quanto viene predicato e dunque a lavoratori scontenti. Mettere la persona ‘’al centro’’ vuol dire infatti superare l’equazione classica e diffusa: Lavoro = Utilità = Prezzo. Finchè il lavoro viene trasmesso secondo questo paradigma ben difficilmente si potrà ricercare un senso che realizzi pienamente le potenzialità del lavoratore e dunque il clima di benessere necessario per lo sviluppo dell’organizzazione.
Con M.E.P. Seligman abbiamo visto che l’obiettivo della psicologia positiva nella teoria del benessere è costruire il funzionamento ottimale (‘fluorishing’) dell’uomo, e che questo passa attraverso le emozioni positive, il coinvolgimento, le buone relazioni, il raggiungimento di un obiettivo e il “significato” (‘meaning’), ossia il ‘sentire che ciò che faccio nella mia vita è prezioso e ne vale la pena’. In generale l’uomo è un ‘cercatore di senso’, e soprattutto nel lavoro questa attitudine si esprime costantemente.
Una comprensione più profonda della realizzazione del lavoratore, di ciò che lo coinvolge, lo responsabilizza e lo motiva, supera l’idea di lavoro come merce trattata ad un determinato prezzo e considera la soddisfazione dei seguenti punti: 1. sicurezza, stabilità e retribuzione economica adeguata; 2. identità, senso di appartenenza e riconoscimento, nell’ottica di realizzare un’affinità tra i valori e gli obiettivi individuali e quelli dell’organizzazione per la quale ci si impegna; 3. realizzazione di sé, gioia nell’esercitare le proprie facoltà, nell’esprimere la propria creatività ed ingegno, nel migliorare le potenzialità personali; 4. possibilità concreta di impatto sul benessere degli altri.
In questo contesto il ruolo del coach diventa fondamentale perché costruisce il benessere dell’organizzazione attraverso l’attenzione rivolta ai propri collaboratori. I risultati raggiunti da questo impegno sono misurabili per esempio in termini di: maggior responsabilizzazione delle persone (sviluppo di nuovi leader interni); aumento delle competenze hard e soft e della conseguente preparazione nell’intercettare e risolvere i problemi; aumento delle proposte di miglioramento da parte dei collaboratori stessi in relazione al loro coinvolgimento; riduzione della percentuale di assenteismo; riduzione del turnover del personale; miglioramento della sicurezza in termini di riduzione di infortuni e near miss; miglioramento della qualità delle prestazioni, e dunque dei prodotti / servizi forniti; miglioramento della produttività; miglioramento del livello di servizio verso il cliente; …
Il focus sul ‘processo’ che realizza il benessere dell’organizzazione migliora in maniera decisiva i risultati operativi (KPI e ROI) e favorisce le condizioni per lo sviluppo del business nel breve ma soprattutto nel medio e lungo periodo!