Un articolo di Angela Scalia, Manager di University Coaching per l’Area Marketing/Comunicazione e Scienze dell’Educazione; Mental Coach Pro; Laurea in Scienze e Tecniche psicologiche; Laurea Magistrale in Esperto dei Processi Formativi ad indirizzo aziendale; vanta moltissimi anni di esperienza nel Marketing e nella Comunicazione; scrittrice.

Da anni mi occupo di formazione a gruppi professionali assai variegati come tipologia. Quello che accomuna le mie modalità formative, in qualsiasi contesto mi trovi, è un principio a cui credo: “si impara solo dall’esperienza” (Knowls). L’esperienza nella formazione, sono i metodi di insegnamento attivi, che coinvolgono le persone. Ora sto iniziando ad esplorare la frontiera più evoluta del coinvolgimento: il coaching.

Dopo i due corsi di mental coaching fatti con Bocconi Sport Team, mi sono riproposta di inserire i metodi del coaching nella formazione. Una vera sfida, perché si tratta fondamentalmente di annullare, o quasi, ogni spiegazione teorica, e di far diventare le persone in formazione, il focus della lezione. La prima occasione è stata quella della formazione per il gruppo di amministratori di condominio, Ceac Ascom-Confcommercio, Pordenone.

La formazione per motivi contingenti al periodo si è svolta on line. L’obiettivo, “coinvolgimento”, in una lezione on line è ancora più sfidante, essere davanti ad uno schermo e non in presenza, non rende certo semplice stimolare il feedback dei partecipanti. Dunque, ho scelto di fare formazione attraverso le domande potenzianti e un pizzico di riferimenti teorici.

Uno dei fulcri del coaching è aprire a diverse possibilità di esplorazione di se stessi, e delle proprio contesto professionale, attarverso le domande. La mente non segue due processi di pensiero contemporanei, se penso in positivo, non riesco allo stesso tempo a pensare in negativo. Le domande hanno questo senso, orientare a costruire soluzioni per se stessi, oppure, a compiere una ricognizione sulle proprie potenzialità e talenti. Il risultato è una formazione che si centra essenzialmente su di noi, come esseri pieni di risorse e di limiti da esplorare, per trovare nel limite l’opportunità di crescita.

Per concludere, ho chiesto alle persone coinvolte in formazione, di rilevare le differenze tra il mio modo di fare formazione consueto e le lezione-coaching. Credo che la differenza sia stata colta… “Attraverso la lezione di coaching è riuscita a trasmetterci il suggerimento di ricercare la positività. È riuscita a comunicare che bisogna guardare dentro di noi e intorno a noi. Ci ha dato delle pillole utili per valutare e comprendere le nostre possibilità di miglioramento, rispetto alle difficoltà quotidiane.” (Gabriella)

Attraverso il suo modo di fare lezione è riuscita a tenere un corso di coaching degno di quanto ci ha sempre abituati: è riuscita “a distanza” a interagire, far riflettere e motivare il nostro gruppo“. (Laura)

Cosa dire? Continuerò ad esplorare la strada del coaching in formazione, è veramente una nuova bellissima possibilità di apprendimento e di scoperta per me e per le persone che incontro. “La conoscenza è avere la risposta giusta. L’intelligenza è avere la domanda giusta”.

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