Siamo abituati a leggere le relazioni dei nostri Coach o futuri Mental Coach. Oggi vi proponiamo, invece, una relazione di una Coachee, a cui è stato chiesto, per lavorare sulla relazione con se stessa, di leggere e commentare il libro “Undici minuti” di Coelho. Una bellissima esposizione, ricca di spunti preziosi e profondi. Buona lettura!

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Undici minuti di Paulo Coelho può considerarsi un libro di formazione nel quale assistiamo all’evoluzione di una donna, Maria, la protagonista del testo e al suo viaggio interiore che la porta alla scoperta di se stessa e poi dell’amore. Non è un caso se mi sia venuta in mente proprio una citazione di Paolo di Tarso: “Non si entra nella verità senza l’amore”, perché è l’unico mezzo dal quale non si può scappare per poter affrontare, in primis, se stessi. Questo è il primo tassello che ci rimanda la storia di Maria; il secondo tassello, invece, riguarda l’Altro: “L’amore non sta nell’altro, ma dentro noi stessi. Siamo noi che lo risvegliamo. Ma perché ciò accada, abbiamo bisogno dell’altro. L’universo ha senso soltanto quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni.”. Spesso rifuggiamo anche questo e ci allontaniamo sempre più da noi stessi e di conseguenza dalla verità.

È un libro profondo e sensuale che avvolge e sembra lasciar emergere, attraverso lo stile, il linguaggio, il ritmo, una delle tematiche del testo, la sacralità del sesso, come è ben descritta dall’autore stesso. È anche un libro che parla di una luce interiore che inizia ad emergere mano a mano che Maria prende consapevolezza di se stessa, di quella luce che rende una donna bella, attraente, in pace con il mondo e con i suoi bisogni e desideri. E, a proposito di luce, questa volta è il Vangelo di Luca che mi viene in mente con la parabola della lucerna: “Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore”. E non si potrebbe forse prendere questa parabola come metafora del percorso di Maria che la porta dalla tenebra alla luce? Io penso proprio di sì e ciò avviene non senza dolore. La scoperta del sadomaso da parte di Maria sta proprio a simboleggiare l’incontro con la sofferenza che, però, è inevitabile per poter arrivare alla verità.

Il libro tratta anche di un altro argomento altrettanto importante, il sesso, e la sua azione quasi salvifica che rimanda senz’altro a Platone e al suo Simposio. Parlando di una prostituta potrebbe essere banale affermare che questo libro parli di sesso. In realtà è qualcosa che va al di là. Oltre a sfatare e ad aprire un mondo sul piacere femminile e su alcune considerazioni legate ad esso, viene ribadita l’onnipresenza del sesso nella nostra vita e la sua importanza. Nella società liquida in cui viviamo il sesso ha perso di significato ed è stato banalizzato. Se si riscoprisse il suo ruolo sarebbe di grande aiuto nel percorso di conoscenza di noi stessi, come ha fatto Maria.

Undici minuti è un testo che parla anche, e soprattutto, di desiderio e personalmente mi ha rimandato ai miei desideri più profondi, al voler anch’io trovare me stessa, al mio lato istintivo e sensuale che vuole poter essere vissuto insieme all’Altro, non inteso come bisogno, ma come qualcosa di condiviso, perché una delle forme di felicità più grandi, a mio avviso, è la condivisione delle emozioni, al mio rifuggire quel senso di solitudine e di struggimento che mi attanagliano e che sono, però, necessari per il percorso e infine rimanda al mio vissuto, al mio passato, tassello che ognuno di noi deve affrontare per poter risplendere. A questo proposito, sono le parole di Maria che accolgo e condivido: “Tutti sanno amare, poiché nascono con questo dono. Alcuni praticano l’amore naturalmente, ma la maggioranza deve apprendere di nuovo, ricordare come si ama; e tutti- senza alcuna eccezione- hanno bisogno di bruciare nel fuoco delle proprie emozioni passate, di rivivere gioie e dolori, cadute e riprese, fino al momento in cui sono in grado di intravedere il filo conduttore che esiste dietro ogni nuovo incontro. Sì, perché c’è un filo.”.

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