Agnese Giannoni intervista Amanda Gesualdi; il tema affrontato riguarda il far diventare il Mental Coaching la propria professione, full-time o part-time. Come?

*** *** ***

Agnese: “Molti diplomati Mental Coach, con alle spalle un curriculum più che valido, vorrebbero poter fare in modo che il Mental Coaching divenisse una delle attività remunerative principali, quale consiglio ti senti di dare loro?”

Amanda: “Come diceva Vittorio Alfieri “Volere è Potere”. Mi viene da dire che per diventare libero professionista, non basta aprire la partita iva! Purtroppo molte persone pensano che vivere di Mental Coaching sia possibile semplicemente desiderandolo. Se vuoi vivere di una specifica attività devi dare a quell’attività tutto te stesso, tutto il giorno, e tutti giorni. Il padre di Agassi (ex campione del mondo di tennis) diceva “Se colpisci 2.500 palle al giorno, ne colpirai 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile“. Questa frase ci insegna che nonostante il talento del figlio, il padre, sapeva benissimo che questo non sarebbe bastato per diventare uno dei giocatori più forti al mondo, ma che doveva comunque fare allenamento continuo, e a quantità elevate. Lo stesso per qualsiasi altra attività, lo stesso per il Mental Coaching. Io oggi vivo di coaching, ma questo me lo sono guadagnato, e continuo a guadagnarmelo, dando a questa attività tutta me stessa. Ogni giorno impiego le mie capacità per tenermi aggiornata, essere presente sui social, tenere rinnovato il sito, concentrarmi maggiormente sulle persone che già fanno coaching con me (cercando di capire in che modo specifico, e sempre più specifico io possa essere d’aiuto), e, continuando a diffondere il coaching; mi piace alimentare sempre nuovi progetti in questo ambito!

Agnese: “Quale è uno dei limiti maggiori che può ostacolare questa professione?”

Amanda: “Il lamento e l’invidia! Il lamento è figlio di una mentalità debole che non riesce ad impegnarsi per lungo tempo. È figlio di un approccio poco resiliente. Nel lamento c’è di fondo un pensiero avvelenato, la persona crede che la vita gli debba dare qualcosa… Se le cose non accadono, semplicemente non siamo pronti! Quindi impegniamoci di più, e di più, e di più ancora! La vita non ci deve mai niente, chi si lamenta è perduto. L’invidia è l’altro veleno; quella curiosità malsana che ci porta a “spiare” gli altri, a tentare di copiarli, o giudicarli. Questo modo di fare ci allontana da un sano equilibrio, e dal modo obiettivo di vedere le cose. Dobbiamo dare energia alla nostra crescita, dobbiamo cercare l’ispirazione, non la depressione…”

Agnese: “Cosa suggeriresti ad un neo Mental Coach che vuole entrare nel mercato, in che modo potrebbe farlo?”

Amanda: “I modi possono essere tanti. Sicuramente crearsi una identità, e questa passa anche dal creare un proprio sito. I social sono importanti, ma essere presenti su tutti i social, di fatto, porta via troppo tempo, ed in ogni caso, su ogni social bisognerebbe comunicare in modo diverso. Il mio consiglio è di “entrare” nel social che sentiamo più vicino al nostro modo di comunicare, e poi prendersene cura, può essere un’ottima palestra! Dobbiamo poi cercare di fare esperienze reali, ed imparare a proporci presso: società sportive o culturali, aziende, enti no profit, scuole… Non dobbiamo mai arrenderci, non dobbiamo mai deprimerci, prima o poi qualcuno sarà interessato al nostro modo di fare Coaching!”

Agnese: “A proposito dell’uso dei social, come coniugare le aspirazioni personali con le strategie di mercato senza scendere a compromessi con i nostri valori?”

Amanda: “Dipende da quanto siamo coerenti con i nostri obiettivi. La coerenza tra pensieri, parole, e azioni, è secondo me importantissima. Questo però potrebbe non coincidere con le strategie di mercato… E allora dobbiamo scegliere: essere o non essere…”

Agnese: “Può essere utile fare attività di volontariato?”

Amanda: “Secondo me assolutamente si! Io l’ho fatto, e lo faccio, in diversi campi. Ti permette di fare pratica e di farti conoscere, e poi da cosa nasce sempre qualcosa, ovviamente se abbiamo lavorato bene, e siamo riusciti a portare valore.”

Agnese: “Trovi maggiormente utile che il Mental Coach selezioni una nicchia in cui essere efficace, o sia più opportuno, inizialmente, rivolgersi a una clientela più vasta?”

Amanda: “Personalmente, mi piace alternare. Coltivo la nicchia e allo stesso tempo cerco di aprirmi alle esigenze più disparate. La capacità di passare da un focus ristretto ad uno ampio, è parte delle tecniche di Coaching. La nicchia mi permette di specializzarmi sempre di più, curando i dettagli; aprirsi ad una clientela più vasta, mi concede di mettermi alla prova e rinnovarmi.”

Agnese: “Il Coaching è l’arte di fare domande. Qual è, secondo te, la domanda con cui è importante che si confronti un Mental Coach che vuole costruire la sua professione?”

Amanda: “La domanda, due in uno, dovrebbe essere “chi voglio essere e cosa voglio ottenere?”. È determinante essere sinceri con se stessi! Voglio ottenere denaro? Fama? Sentirmi un Guru? Oppure puntare sulla Professionalità senza fare il famoso passo più lungo della gamba?”

Agnese: “Secondo te, il mercato del Coaching è saturo? In questi anni sono molte le Associazioni di Coaching che hanno formato Mental Coach, e la stessa University Coaching è in espansione…”

Amanda: “Mio nonno era un costruttore edile, sai quale era la sua frase ricorrente? Il mondo è metà da vendere e metà da comprare… La richiesta di coaching è fortemente in crescita, a tutti i livelli. Perfino questi due anni di stato di emergenza hanno ampliato la domanda di coaching. Nello sport è destinato a diventare sempre più richiesto; le tecniche di allenamento sono ai limiti, gli allenamenti fisici pure, ma sull’atteggiamento mentale c’è tantissimo spazio di manovra. Il Coaching è utile per imparare a gestire al meglio le proprie energie, e questo aspetto è fondamentale a tutti i livelli ed in tutti i campi.

Agnese: “Una domanda che fu fatta a Gallwey sull’Inner Game… Come provare a fare del Coaching la propria Professione in 5 mosse?”

Amanda: “1. Mantieni una mente aperta ed elastica, aggiornandoti e specializzandoti, coltivando la tua filosofia. 2. Apri il tuo “negozio”, metti online un bel sito, che non sia solo un sito vetrina, ma che abbia una parte culturale in espansione, in modo da crescere anche a livello di indicizzazione. Scegli un Social e alimentalo con contenuti interessanti che diano spazio alla tua personalità e al tuo modo “unico” di fare coaching. 3. Promuovi te stesso attraverso mail, messaggi, volantini, locandine, pubblicità sui social, insomma investi tempo e/o risorse per divulgare il tuo “negozio”. 4. Offri le tue competenze ad aziende, società, enti, ecc., valutando di iniziare tramite volontariato. 5. Confrontati con altri Coach, prendendo in considerazione un percorso di Mentoring per raffinare la professione.

Agnese: “Un ultimo consiglio a chiusura dell’intervista?”

Amanda: “Termino con una frase dal libro “L’Atleta Zen”… “L’impegno promette il premio, la perseveranza lo porge!”. Se qualcosa vi sta davvero a cuore, dovete dedicargli il cuore stesso!”

Translate »