Manuela Mazzetti è una professionista creativa specializzata in produzione pubblicitaria, organizzazione di eventi culturali e gestione turistica. Laureata in Economia e Management per le Arti, la Cultura e la Comunicazione presso l’Università Bocconi di Milano, dopo essersi concentrata sulle sfide del management nel settore dell’audiovisivo, della fotografia e dell’arte, attualmente vive in Abruzzo, la sua terra natale, ed è impegnata nel settore turistico manageriale e nel volontariato a quattro zampe. A maggio 2022 è diventata Mental Coach di Primo Livello. Sta proseguendo gli studi per diventare Mental Coach Pro.
*** *** ***
Nel film Joker le SubPersonalità, schizoide, depressa, isterica e ossessiva vengono portate all’estremo. Arthur Fleck è un bambino che viene adottato da una donna affetta da disturbi mentali, i quali la portano a rifugiarsi in un mondo immaginario e parallelo per trovare sollievo dalle sue sofferenze psicologiche. Un modo per fuggire dalle sue emozioni. Nei primi anni di vita, Arthur subisce violenze da parte del compagno della madre. È un aspirante comico che si ritrova spesso in brutte situazioni a causa dei disturbi mentali di cui soffre. La sua precaria situazione economica, mentale e sociale fa sì che spesso venga rifiutato, disprezzato e isolato, quando il suo obiettivo principale è proprio quello di farsi accettare dagli altri. Le scarse attenzioni da parte delle figure di accudimento, lo fanno sentire invisibile, fino a mettere in dubbio la propria esistenza. L’assenza di accudimento da parte della madre gli fa sviluppare la sensazione di non avere valore, di non essere visti, di non essere importanti. Arthur è cresciuto in un contesto deprivato a tutti i livelli: affettivo, emotivo, economico, sociale. Non ha avuto alcun punto di riferimento, nessuna valida figura con la quale identificarsi. Da qui la sua incapacità a instaurare dei legami stabili, delle relazioni solide.
Della Personalità Schizoide possiede il nucleo sensibile e vulnerabile che lo porta a distanziarsi dagli altri. Di questa sub-personalità vive il senso di rifiuto a causa del mancato accudimento della figura materna e delle violenze subite in infanzia, non c’è una cultura degli affetti. Il suo bisogno di amare ed essere amato non viene accolto. Anche l’aggressività che diventa violenza cieca ed estrema nel film rispecchia questa personalità, l’attacco parte incontrollato e senza nessun senso di colpa e scatta anche in momenti in cui il suo spazio viene minacciato.
Personalità Depressa, nel suo rapporto con la madre, affetta da disturbi mentale, dove manca sicuramente l’approccio empatico al bambino che subisce richieste eccessive rispetto a ciò che dovrebbe fare. Il suo carattere sensibile e le sue problematiche mentali, già fin troppo evidenti, lo rendono drammaticamente emarginato da tutti, impedendogli di trovare conforto nelle amicizie, nei rapporti lavorativi ed affettivi. L’unica costante è la madre, figura tutt’altro che positiva, una donna con gravi problematiche che spinge Arthur, consapevole di questo, a distaccarsi ulteriormente dalla realtà. Il padre è assente (sua madre gli fa credere per tutta la sua esistenza che sia Thomas Wayne) e subisce violenze dalla figura sostitutiva di riferimento, il compagno della madre. Ha grande difficoltà a partecipare alla vita e a diventare soggetto e tutti i suoi sforzi spesso risultano vani. È come se avesse una resistenza a crescere isolandosi in un mondo immaginario e parallelo. Il suo nascondersi in un mondo parallelo rappresenta la sua incapacità di crescere, non avendo avuto figure di riferimento che lo abbiamo aiutato in un sano percorso di crescita. Risuona l’aggressività totale e distruttiva, che viene fuori non appena Arthur si trasforma nel suo alter ego Joker (nella sub-personalità l’aggressività depressa non viene espressa ma in questo caso estremo la vediamo venir fuori attraverso la sua trasformazione in Joker).
Dell’Isterico sperimenta l’esclusione dagli affetti, si è ritrovato solo e questa solitudine è passata attraverso il non riconoscimento, per lui, come per l’isterico, è fondamentale essere riconosciuto (se mi vedono allora esisto). L’interazione con il prossimo caratterizzata da comportamenti seduttivi e/o provocanti sono un altro elemento che caratterizza questa sub-personalità, ed il suo sorriso è il suo modo di farsi accettare, di adeguarsi alla realtà circostante. Possiamo intravedere in lui anche tratti del disturbo narcisistico, il suo comportamento è spesso eccessivo, scoordinato e impulsivo. Non riuscendo a trovare un equilibrio trasborda, va oltre, per il bisogno di essere amato, apprezzato, visto e considerato. Il suo valore è delegato agli altri. Non sa davvero chi sia e sente interiormente un vuoto enorme che cerca di colmare anche con il suo lavoro da clown (se non mi hanno visto non mi amano e non mi vedono). Il bisogno frustrato di questa personalità come in quella del protagonista, Artur, nasconde il bisogno di essere amato e la sua reazione, a differenza della sub-personalità depressa di cui ricalca altri aspetti, è quella di stamparsi un sorriso per risultare piacevole e farsi accettare (la sua è una risata patologica ed inappropriata, completamente sconnessa dall’espressione del volto di Arthur, che ha il suono del terrore e della disperazione). Non avendo dei genitori che siano da modello cresce senza modelli. È un adulto che non è stato amato da bambino, con il suo comportamento vuole impressionare l’altro per essere riconosciuto. Arthur è infatti frammentato, vive continuamente alla ricerca di un senso di identità unitario: cerca di tenere insieme i cocci, i pezzi sparpagliati della sua personalità. Come se fosse un puzzle scomposto esito dell’impossibilità di identificarsi con una persona solida.
Vedo la SubPersonalità Ossessiva nella sua emotività esageratamente, inappropriata, instabile e superficiale. Quando poi diviene Joker, con la violenza estrema esercita la sua volontà di potere sul mondo esterno che lo ha sempre deriso e emarginato. Da essere vittima di una società che promuove l’isolamento di chi è diverso, si trasforma nel suo carnefice. Ed ecco qui che non c’è più bisogno di imitare nessuno o di cercare negli altri un riferimento. Arthur “proietta in continuazione all’esterno il suo mondo interiore. Un mondo abbandonato, fatto di trascuratezze, negazione e follia”. L’unica salvezza per lui è il mettersi in mostra, farsi vedere, notare e apprezzare, e lo fa divenendo estremamente patologico, perché è estremo ciò che ha subito, l’abbandono, i maltrattamenti, gli abusi. Joker racconta e si fa portavoce di una società in cui il malato mentale affronta quotidianamente lo stigma e in cui spesso è lasciato solo (dal diario di Arthur emerge infatti con forza la frase “Il problema di chi ha una malattia mentale è che tutti pretendono che ti comporti come se non l’avessi”).
*