Francesca Maggioli, in questa seconda parte della Relazione sul libro di Alberto Biffi “Oltre le Strade Sfavillanti”, ci introduce al testo coinvolgendo il suo Essere Coach in primis. Laureata in Economia Aziendale presso l’Università Luigi Bocconi con indirizzo in Gestione delle Imprese internazionali, è cresciuta professionalmente in aziende multinazionali e italiane del largo consumo ricoprendo diversi ruoli nell’ambito Finance e Business Development sia in Italia che all’estero. Mental Coach Professionista, oggi è Ambassador di University Coaching.

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Gli strumenti e i messaggi che traggo dal libro che sento utili per me e per la mia futura professione di Mental Coach sono i seguenti.

1. Definizione dell’Obiettivo.

  • Ci vuole un obiettivo SMART e sotto il mio controllo. Mettere a fuoco il sogno, da trasformare in uno scenario reale giorno per giorno.
  • Un buon punto di partenza è sempre quello che ci viene spontaneo scegliere, senza pensarci troppo.
  • Completare il Focus Goal template dove è fondamentale individuare: l’obiettivo di risultato (goal), gli obiettivi di performance (sotto obiettivo), gli obiettivi di processo (allenamento).

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2. Progettare la propria Road Map

Disegnare la mappa che condurrà all’obiettivo definendo in modo preciso la data d’inizio, la data di arrivo e gli ostacoli che si prevede di incontrare durante il percorso. Gli ostacoli sono inevitabili, fanno paura e sono paure vere. L’unica soluzione è prenderci confidenza. Stare chiusi nella propria zona di comfort non aiuta, perché non esiste protezione da se stessi. È fondamentale fare una lista di ciò che spaventa sulla propria Road Map. Guardare negli occhi quella parte di sé che fa paura, e semplicemente accorgersi che fa parte di noi e va bene così.

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3. Dai una sveglia ai sensi, ascoltati

Imparare a guardare, allenarsi a farlo, osservare il “durante”, con i piedi per terra, lasciarsi andare incuriosito.

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4. Visualizzazione

Allenarsi con la visualizzazione, è una sorta di laboratorio e richiede pratica. Avere un’immagine quanto più precisa del risultato desiderato.

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5. Zona di Concentrazione positiva

Il risultato non è sempre tutto sotto il nostro controllo, ciò che importa è la preparazione, la strategia di controllo delle emozioni. Allenarsi mentalmente a stare nella propria “bolla”, nella propria Zona di Concentrazione positiva. Come in pratica?

  • Pensare di essere come in una bolla di sapone, leggera fluttuante.
  • Guardare l’adesso, il qui e ora, non il prima, non il dopo.
  • Dire a te stesso che stai andando nella direzione giusta, che è quello che vuoi, è quello che ti far stare bene, non vuoi distrazioni.
  • Limitarsi a stare dentro la bolla e fare il tifo per se stessi.

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6. La Ruota delle Emozioni

La ruota delle emozioni presentata da Alberto nel libro è uno strumento potente, bisogna imparare a guidarla nella direzione giusta e impegnarsi a mantenerla efficiente. Serve a riconoscere le emozioni che possono minacciare il risultato, in pratica a riconoscere il bordo del precipizio oltre il quale il pericolo di perdersi diviene una certezza.

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7. Il Dialogo Interno

Come si fa a trovare la Zona di Concentrazione? È necessario riconoscere la zona di pericolo, scansarla e rimettersi in linea, in equilibrio. Come si fa a non perdere l’equilibrio? Attraverso il dialogo interiore, la voce nella tua testa che deve continuamente dirti “Stai qui e non perderti”. Il Dialogo Interno è in pratica il modo con cui si parla a se stessi, va allenato! Tutti i pensieri verso ciò che potrebbe accadere rendono vulnerabili, ma sono facili da riconoscere, si può imparare a correggere il processo mentale che tende a riportare i pensieri sempre sullo stesso inciampo attraverso il proprio Dialogo Interno. Le fasi sono tre: riconoscere i pensieri pericolosi, valutarli e nel caso modificarli positivamente. Come? Con la strategia del presente che va anch’essa esercitata.

  • Ci sono dei meccanismi mentali che non riusciamo a controllare, che si innescano automaticamente da soli. La disciplina e il controllo sono il punto cruciale. Ci vuole allenamento, la mente viaggia da sola, bisogna imparare a portarla dove vogliamo noi. Allenando la concentrazione selettiva su ciò che è importante in quel momento, diventare bravi a cambiare il focus, buttare tutto quello che non serve (i pensieri inutili) durante la performance.
  • Fare il tifo per se stessi, avere fiducia in quello che si sa fare.
  • Stare sulla scena, nell’adesso.
  • Ripetersi spesso: devo, voglio, posso.

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Il tema della paura

La paura è una cosa seria, in pratica è parte di noi, dobbiamo imparare a riconoscerla, a darle un nome, a conviverci e a non sfuggirla. Aiuta molto dare un nome a ciò che ti conquista e ciò che ti spaventa. Prendere confidenza con la paura, osservare quello che siamo in sua compagnia e provare a vedere se non possiamo fare un passettino oltre. Puntare alla complicità con chi siamo veramente. La calma e la concentrazione conducono alla fiducia. A tal proposito il tema della paura ha toccato le mie corde interne. Riconosco che il mio più grande limite è sempre stato la paura del giudizio altrui, sempre attenta a dimostrare qualcosa agli altri. Finalmente questa paura l’ho guardata negli occhi e ho provato a prenderci confidenza, a giocarci insieme. Il risultato è che sono cresciuta, sono più consapevole di me stessa, faccio le cose al meglio perché mi fido delle mie capacità e lascio andare il pensiero di cosa possano pensare gli altri. Ora cerco di distribuire intorno a me il bello che mi capita senza paura del giudizio altrui.

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